Foglie brune d’autunno si appiccicano umide una all’altra, una rossastro tappeto vegetale appiattito sul selciato del parco. Non v’è nebbia né sole, il tempo è pigro ed incerto come me, oggi. Nessun cane porta a passeggio il proprio padrone, qualche corridore bardato di giubbotto fluorescente e cuffie tecniche sorpassa i fedeli incamminati al Duomo. Accelero il passo quando sono schiaffeggiato dal rintocco di campane che impunemente ricordano il mio scortese ritardo.

Le chitarre elettroacustiche stanno suonando in Sol l’inno di inizio cerimonia. Accompagno Tommaso nella navata maggiore alle spalle dell’altare principale, lì si riunisce sorridente a catechiste e compagni. La chiesa non è piena, ci sono parecchi posti vuoti e per me che son da solo non è difficile trovare una panca che mi possa ospitare. Mi siedo circondato da sconosciuti, meglio, starò più concentrato sui miei pensieri.

Da poche settimane ho riscoperto un piacere che non ricordavo: la Messa. E pensare che da bambino ho fatto persino il chierichetto, più per ruffianarmi il parroco e mettermi in mostra che per devozione. Parte da molto lontano il mio desiderio di primeggiare? Quanti insuccessi, errori e caz… cambio sostantivo per rispetto del luogo, cavolate ho incasellato in quarantatré anni di vita. Mi deprimo e allora penso a quante cose positive ho incasellato in quarantatré anni di vita e la più importante mi sta guardando con un occhio solo perché è girato di lato a chiacchierare con un nuovo amico.

E’ incredibile come i bambini socializzino velocemente con chiunque, seppur differenti per razza lingua e religione. In svariate occasioni ho osservato Tommaso divertirsi nel gioco con fanciulli che parlavano una lingua incomprensibile, eppure riescono a intendersi. Ed io, a volte, non capisco neppure i colleghi, gli amici, la moglie, i parenti e riesco a parlare una lingua straniera anche con me stesso.

Vengo distratto da una corpulenta donna di colore che insiste a cedere il suo posto ad un vecchio signore anziano, bianco. Questi declina l’invito compiaciuto; come mai nessuno di noi visi pallidi abbia anticipato un gesto risalente all’educazione ancestrale? Troppo abituati a pensare solo a noi stessi, al menefreghismo cosmico, al tanto non lo fa nessuno, tanto, tanto, tanto… tante scuse per non ammettere di aver perso le buona maniere. Mi incluso nel cerchio di egoisti e individualisti.

Un sorriso bianchissimo splende nella fila, il bimbo è felice che il signore non abbia accettato il posto offerto lasciando la sua mamma vicino a sé. Mi commuovo, avverto l’arrossarsi degli occhi lo respingo scrollando il capo. Non posso provare tenerezza per queste scene. Sono un uomo.

Riguardo mio figlio ed in quel preciso istante l’organo a canne emette la prima nota della mattina, mi riporta all’infanzia a quando andavo a messa con mamma e papà. Ora mi vegliano dall’alto e devo a loro, di certo, quel che di buono ho combinato nella vita. Lo devo alla loro vita e alla loro morte. Ho scoperto che si impara maggiormente dal dolore che dalla gioia. Sarà per questo che vivo bene nel tormento interiore?

L’organo finisce il suo brano ed io ho due reti rosse a ricoprirmi gli occhi, li chiudo fingendo meditazione durante le letture. Non posso commuovermi sono un uomo.

Ho riscoperto un modo nuovo di seguire la Messa. Ascolto le parabole per incrementare la mia cultura esoterica, Dan Brown avrà letto la Bibbia mille volte prima di scrivere  “ Il Codice Da Vinci”, osservo il Parroco mentre parla. Analizzo parole e anche la sua comunicazione analogica. Mi alleno a profilare le persone.

E non capisco neppure i colleghi, gli amici, la moglie, i parenti e riesco a profilare neppure me stesso.

 

 […In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna»…]

Parola del Signore.

Non ascolto l’omelia del prete, ne faccio una mia. Facendomi mille domande, è da qui che il demonio viene raffigurato come un caprone? Son passati duemila anni e più e ancora il tema delle diversità è di estrema attualità, trattengo i miei sentimenti a riguardo.

Arriviamo a scambiarci il segno di pace, stringo la mano ad un cinquantenne tutto firmato, palestrato, tinto, di successo ma la sua stretta di mano è eterea ed assente, che sia anche lui un bluff? Più energica quella di un quarantenne dalle unghie nere, meccanico o contadino dal giubbino in pelle nera di scadente fattura. Mi volto a sinistra una accartocciata, crespa signora anziana dalla barba bianca e irta come i capelli, mi guarda allungando la scheletrica mano. Afferra la mia nella sua, ondeggia al punto di trasmettermi vibrazioni e tremori sino alla spalla, sino al cuore.

Capisco con ritardo che non si tratta della sua malattia a mandarmi piccole scosse, ma il fascino che quella fragile creatura emana. Quella ingobbita, attempata donna ha più forza e volontà del voluttuoso manager e del nerboruto contadino e senza dubbio di me. Mi commuovo. Trattengo l’emozione. Sono un uomo.

Parte un canto, qualcuno accompagna la musica con il battere delle mani, io no anche se vorrei. Sono un uomo non mi cimento in scenate infantili. Che sciocchezza sbattere un palmo contro l’altro per cosa? Siamo in chiesa non allo stadio. Sono un uomo.

Ma, perché devo vergognarmi di seguire con gioia un canto, non si vergogna questa vecchiaccia di fronte a me di indossare un leggins pitonato, non si vergogna quell’altro di portare sua moglie per mano, quella stessa mano che venerdì aveva tra le cosce della collega. Non si vergogna neppure il ricco geometra, arricchitosi ingannando fisco e clienti, a versare un misero euro come obolo. Non si vergogna donna bionda abbondante di siliconature per aver pagato  il generoso sesso di uno straniero. Non mi vergogno io di essere un uomo.

Attendo mio figlio di fronte all’altare osservando il Cristo in croce e per la prima volta mi sento SOLO UN UOMO.

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